La Recensione/ Come un sacco di farina scombussolò la vita intera di un ragazzo

Autore: Anne Fine

Anno: 2007

Genere: romanzo, narrativo

In una scuola inglese c’è una classe di studenti irrecuperabili: la IV C gestita dal professor Cartright. è in questa classe che si ambienta il romanzo "Bambini di farina" scritto da Anne Fine, che da un elemento all'apparenza banale (un sacco di farina) prende il via per condurre il lettore nell'intimità del rapporto padre-figlio.

Un giorno gli studenti, per via del festival della scienza che si sarebbe tenuto nella loro scuola a breve, vengono coinvolti in una sorta di esperimento scientifico, ovvero la ‘puericultura’. Devono prendersi cura di un sacco di farina da 3 kg (il peso di un bambino neonato) per tre settimane evitando di sporcarlo, rovinarlo ed assicurarsi che non corra pericoli. Il lavoro da baby sitter, però, non è per tutti e molti ragazzi della IV C si sentono stanchi e turbati dopo solo 11 giorni. Questo però non vale per Simon Martin, un ragazzo alto e grosso, che pare appassionarsi molto all'esperimento, usandolo come mezzo per scoprire di più sul conto di suo padre che, a soli due mesi dalla sua nascita, ha abbandonato il piccolo e la madre. Questa per Simon sarà un’esperienza molto particolare che lo porterà a riflettere su argomenti molto profondi.

Il libro è denso di passi significativi che fanno riflettere, come quando il protagonista Simon Martin è seduto con in braccio la sua bambina di farina e, guardandola, inizia a pensare a suo padre, alle ragioni che lo hanno portato ad andarsene. Quel giorno, finalmente riesce ad avere un’opinione precisa sul padre, affermando di non odiarlo, dopotutto non avrebbe mai potuto odiare qualcuno che non ha mai conosciuto. è la scena centrale del romanzo, quella in cui un ragazzo di soli quattordici anni, che da tutti è sempre stato definito un po' stolto, riusce a incanalare la sua rabbia e la sua tristezza per poi trasformarle in ragionamenti profondi.