L'amico ritrovato
- Elisa Capo
- 2 mar 2019
- Tempo di lettura: 3 min
L’amico ritrovato è un libro scritto da Fred Uhlman, nato a Stoccarda nel 1901 e morto a Londra nel 1985. E’ ambientato negli anni del Nazismo. Più precisamente inizia nel 1933, anno in cui un sedicenne ebreo e uno figlio di ricchi aristocratici si incontrano e tra di loro nasce un’amicizia che, anche se profonda, non resisterà a lungo alle differenze sociali, religiose e razziali tra i due. La loro sboccia come un’amicizia incondizionata e innocente tra due adolescenti che amano passare i pomeriggi insieme interrogandosi sulla natura della vita e condividendo interessi comuni, come la collezione di monete greche, e, di certo, non discutendo di politica, perché quella “riguarda gli adulti”.
La loro prima discussione è di natura religiosa. Hans, figlio di ebrei, trova sempre più argomentazioni a sostegno del suo agnosticismo, mentre Konradin ha la testa piena di spiegazioni sull’esistenza di un Dio inculcategli da un pastore.
Sono dei personaggi importanti anche i loro rispettivi genitori, le cui personalità vengono fuori nella seconda parte del libro. L’antisemitismo dei genitori di Konradin, tenuto nascosto ad Hans dall’amico per mesi, sarà determinante per lo sviluppo della storia. Hans si renderà conto della situazione solo dopo averlo invitato numerose volte a casa sua ed essersi reso conto che gli inviti non erano ricambiati, se non in assenza dei genitori di Konradin. Il padre di Hans, la prima volta che vede Konradin nella propria casa, si comporta in modo ridicolo e imbarazzante, con un atteggiamento quasi di sottomissione al ragazzo dalla nobile discendenza. Questa reazione provoca in Hans un sentimento di vergogna e delusione nei confronti del padre. Nonostante Konradin cerchi di convincere i suoi genitori ad accettare l’amico, i due (in particolare la madre) non permetteranno al ragazzo di vivere un rapporto sereno, ma di frequentarsi di nascosto per mesi. Quando Hans verrà a conoscenza delle loro idee antisemite, resterà ferito e i due si allontaneranno.
Per Hans quello è un momento importante perché, prima d’allora, nessuno l’aveva mai giudicato in base alla sua religione, come succederà invece sempre più frequentemente tanto che il ragazzo verrà mandato in America a stare da uno zio. Lì gli arriverà la notizia del suicidio dei suoi genitori.
Prima di partire gli arriva una lettera da Konradin in cui esprime la sua stima per Hitler e il suo parere per quanto riguarda la politica, soffermandosi molto su argomentazioni a favore del fuhrer. La lettera sconvolgerà ancora di più Hans.
Anni dopo aver perso i rapporti con Konradin ed essersi trasferito in America, Hans scopre che l’amico è morto contribuendo all’organizzazione per l’assassinio di Hitler.
La fine colpisce molto perchè, come anche il lettore, in poche righe Hans si è reso conto della reale profondità del loro legame, nonostante le numerose differenze tra i due e la delusione che aveva avuto in passato che gli suscitava ancora rancore. In quel momento il lettore prova le stesse emozioni del protagonista, la cui reazione non viene descritta (essendo quelle le ultime parole del libro) ma si può immaginare. il titolo del libro potrebbe derivare proprio da queste poche righe in cui Hans probabilmente si sente sollevato dalla scoperta del cambiamento di Konradin, l’amico che credeva di aver perso dopo la ferita che gli aveva inflitto, e che in quel momento si è come rimarginata, lasciando spazio a un sentimento strano. Da una parte c’è la sensazione di aver “ritrovato” il suo amico, quasi come se fino a quel momento avesse covato un sentimento di angoscia basato sull’idea che la sua amicizia fosse stata solo un’illusione. Tutti i suoi pensieri si erano rivelati essere soltanto congetture. Dall’altra parte c’è, ovviamente, il dolore per la notizia della morte dell’amico, che siamo soliti pensare come una perdita, ma che lui concepisce come un ritrovamento.
Inoltre, un messaggio che la storia ci trasmette con questa conclusione è che è sbagliato farsi pregiudizi, a volte senza rendersene conto, come ha fatto Hans con Konradin. Il libro in generale mi è piaciuto molto perchè aiuta a riflettere sul valore dell’amicizia. L’ho trovato emozionante, mi ha dato l’idea di essere un libro che tratta di un argomento importante e una storia commovente in dimensioni ridotte, senza diventare pesante. Non credo si possa considerare un romanzo date le sue dimensioni, ma emoziona come tale. Essendo una narrazione ispirata all’autobiografia dell’autore, Uhlman riesce a far entrare il lettore nei panni del personaggio e a coinvolgerlo nella storia più di altri romanzi che magari sono lunghi il triplo.
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