Alcol al posto del cibo: è allarme per le "drunkoressiche"
- Agnese Pappalardo
- 8 gen 2019
- Tempo di lettura: 2 min
In Italia il numero dei consumatori di alcool a rischio, considerati come coloro che bevono più di uno o due bicchieri di alcolici al giorno, raggiunge i 7 milioni e 850mila tra tutte le fasce di età. Gli adolescenti, per ragioni legate alla fase di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta, rappresentano una fascia di consumatori di bevande alcoliche alla quale bisogna dare una speciale attenzione. La fascia tra i 16 e i 18 anni è forse la più vulnerabile, perché da una parte non è tutelata dalla legge come i ragazzi più giovani, dall’altra non possiede ancora in modo completo né la capacità di metabolizzare l’alcol, né la maturità necessaria a gestire responsabilmente una bevanda alcolica.

Nel 2010 una ricerca inglese mostrava che l’alcol è la sostanza il cui danno sociale è maggiore di cocaina, eroina, crack. Il dato, negli anni, è rimasto invariato e in Italia oggi l’alcol è ancora la prima causa di mortalità tra i giovani. Le stime parlano di quasi un milione di giovani italiani a rischio alcolico, almeno 400mila quelli che ricorrono al ‘binge drinking’, il bere a scopo di ubriacarsi con più di sei drink in un’unica occasione, e 6mila ‘drunkoressiche’, nuovo fenomeno in cui le adolescenti scelgono di sostituire il cibo con l’alcol anche per non ingrassare.
È quindi particolarmente importante far nascere e crescere i giovani nel modo corretto, con un bicchierino ogni tanto, ma senza eccessi che possono creare dipendenza. L’alcol agisce lentamente sul sistema nervoso centrale e la vera dipendenza fisica, quella riconoscibile dalle crisi di astinenza con tanto di tremori, dolori ossei e brividi freddi, può subentrare dopo molti anni di eccessi. Il punto critico è nell’approccio all’alcol. Si può essere spinti a bere da motivazioni ‘sane’, quelle legate al piacere di gustare un buon vino o un brindisi per festeggiare. Chi ha un approccio insano, invece, ricorre alla bottiglia per smorzare l’ansia: alcuni usano l'alcolcome apparente antidepressivo, e da questa relazione sbagliata si sviluppano disagi psicologici che, quando non curati adeguatamente, si amplificano e fanno apparire il bicchiere come l’unica autocura possibile. La dipendenza fisica si riconosce quando non si riesce a ridurre la quantità di alcol consumata nemmeno se lo si desidera, i segnali più evidenti sono le crisi d’astinenza e l’aumento della tolleranza, ovvero l’organismo sopporta quantità di alcol sempre più crescenti. Molti, però, non arrivano a questo punto ma hanno solo dipendenza psicologica.
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