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UK, il Brexit Drama colpisce ancora.

Theresa May si è arresa. “Ho fatto tutto ciò che potevo per convincere i parlarmentari ad approvare l’accordo. Purtroppo, non ci sono riuscita”, ha detto. Ormai è giunta la fine dell'era May.

Facciamo un passo indietro. Cos'è precisamente la Brexit?

La parola si riferisce al referendum indetto per chiamare il popolo britannico ad esprimersi sulla volontà di restare o meno nell'Unione europea (da "Britain", Gran Bretagna e "Exit", uscita). Il referendum, tenutosi il 23 giugno 2016, si è concluso con la vittoria del fronte favorevole all'uscita (52%). La messa in pratica della volontà dei cittadini britannici non sarà immediata, occorrono infatti circa 2 anni per negoziare il nuovo status come prevede l'articolo 50 del Trattato Ue. Theresa May con un emendamento alla Withdrawal Bill (o Repeal Bill), la legge quadro sul divorzio dall'Ue ha poi fissato la data dell’uscita per venerdì 29 marzo 2019, alle ore 23.

Il fatidico 29 marzo è arrivato ma niente è stato deciso. Theresa May ha presentato per la terza volta il suo Deal e per la terza volta è stato bocciato. Il patto May-Ue è osteggiato da decine di conservatori ribelli nel partito di May, dagli unionisti nordirlandesi (Dup) che le fanno da stampella in Parlamento e soprattutto anche da quei laburisti di circoscrizioni pro-Brexit che dovrebbero essere già giunti in soccorso della premier e invece sono ancora interdetti dalla sua sconcertante debolezza. Per evitare la catastrofe atomica hanno fissato il 12 aprile come termine ultimo per capire come chiedere all'UE il rinvio. Intanto Theresa May ha dovuto far capo all'opposizione cercando un'intesa con il leader Jeremy Corbin. Entrambi infatti vogliono una soft brexit. Il concetto di “Soft brexit” indica che il Regno Unito uscirà dalle istituzioni europee ma rimarrà in qualche misura all’interno del “mercato unico”: la stessa situazione in cui si trovano Norvegia e Svizzera, insomma. Si tratta di una soluzione che non piace molto ai sostenitori del “Leave”.

Al congresso di Bruxelles il Presidente del Consiglio UE ha annunciato il responso: rinvio di 6 mesi fino al 31 ottobre 2019. Se trovano una soluzione possono uscire quando vogliono entro e non oltre il 31 ottobre. La trattativa sulla Brexit fra Theresa May e Jeremy Corbyn è fallita. Di conseguenza Theresa ha firmato le dimissioni, non avendo più alcun sostegno. Nel corso dell’estate i conservatori voteranno nelle primarie di partito per eleggere un nuovo leader, che diventerà automaticamente primo ministro e dovrà cercare di risolvere, se ancora non sarà stata trovata una soluzione, il rebus della Brexit. L’ex ministro degli Esteri Boris Johnson è il primo a candidarsi per l’incarico.

Ormai al solo sentire la parola Brexit gli inglesi provano un senso di ansia, depressione e malessere. Ora che la fatidica ora X (le 23 del 29 marzo 2019) stabilita dalla May è passata senza alcun esito, e che anche la May si sta dimettendo, è rimasto sul terreno solo un senso di rabbia, precarietà e di incertezza, a cui nelle ultime settimane si è aggiunta l’incredulità per lo spettacolo quotidiano offerto dal Parlamento di Westminster.La Gran Bretagna è un caos calmo, sotto il quale brucia un senso di malessere profondo. Speriamo solo che questo Brexit Drama si concludi al più presto.

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