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Border- creature di confine

È difficile descrivere Tina e Vore, i protagonisti di Border - Creature di confine, senza usare termini che la maggioranza riterrebbe offensivi o discriminatori nei confronti di una minoranza, anche se non si capisce subito a quale minoranza i due appartengano. Se ci liberassimo dall’eccessiva correttezza politica che imprigiona la lingua, diremmo che Tina e Vore come minimo sono brutti, e che certe loro caratteristiche li avvicinano più a qualche specie animale che agli umani. La vita anonima di questa donna anormale, filmata con stile crudo dal regista Ali Abbasi, si trascina nell'infelicità finché ad attraversare il confine tra Finlandia e Svezia è proprio Vore, che le manda letteralmente in tilt quell’olfatto infallibile, facendole sentire un odore sconosciuto. Vore non è come tutti gli altri perché è come lei, sgraziato e inquietante, con un che di animalesco per lei molto attraente. È la prima volta che Tina vede un suo simile: finora ha parlato e vissuto come tutti gli altri, ha un padre all’ospizio e un fidanzato che la sfrutta soltanto, però degli indizi a cui lei non fa caso la rendono speciale ai nostri occhi. I cani diventano nervosi al suo passaggio, non riesce a fare sesso per qualche imprecisato ostacolo fisico, teme i fulmini perché ne diventa letteralmente il bersaglio e la sua cosa preferita è camminare a piedi scalzi per i boschi. Nel genere fantasy o fantascientifico qualunque tipo di creatura o di azione sarebbero state immediatamente assorbite nel reame del plausibile, ma la scelta migliore di Abbasi è stata quella di costruire un naturalismo ingannevole con estetica povera, dove lo strano ha un effetto potente e l'espressionismo è più da graphic novel che da film. La rabbia di Tina è un ringhio, il suo odorato in azione è anche una smorfia di avversione, l’eccitazione una tempesta famelica, ma non sono esattamente caratteristiche della sua specie, perché chi conosce sé stesso, come Vore, è molto meno sconvolto dalle sue emozioni. È come se lui fosse un animale libero e lei uno in cattività.

"Abbiamo esaminato l'intero catalogo di attori scandinavi" ha rivelato Abbasiin un'intervista, aggiungendo che "c'era qualcosa di divertente nel fare telefonate chiedendo persone brutte. Non sapevo come definire quel personaggio. All'inizio avevo l'idea che dovesse essere alto e magro, ma poi ho capito che non dovevo concentrarmi sulla fisicità, ma trovare l'attrice migliore da trasformare". Infatti ci sono voluti ben diciotto mesi di casting per trovare Eva Melander che interpreta magistralmente la protagonista Tina, un essere femminile dall'umanità selvatica. Melander riesce ad accompagnare il suo personaggio in questa evoluzione personale con discrezione, sentimento e passione. Un ruolo impegnativo dal punto di vista emotivo e fisico.


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