Perché fare il giornalista?
- Carmine Addesso, Giulia Maria Chirico
- 19 dic 2018
- Tempo di lettura: 2 min
La strage di Strasburgo ci ha portati a riflettere su tutti i pericoli che quotidianamente corrono coloro che decidono di intraprendere la carriera del giornalista. Quali sono questi pericoli?
Oggi il giornalismo deve sempre più scontare pesanti difficoltà "ambientali", sottoposto a minacce, divieti, ostacoli, che i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nelle storie del racconto giornalistico oppongono al lavoro di documentazione e investigazione dei giornalisti. Un altro aspetto significativo per quanto riguarda i pericoli che si possono correre nel fare il giornalista – anzi, nell'esserlo – è quello relativo al ruolo di denuncia e di inchiesta che il giornalismo ha e deve avere nella società.
Perché vuoi fare il giornalista? Quali sono le motivazioni?
La prima, più ovvia, che in genere si riceve è: “perché mi piace scrivere”. Saper scrivere non è essenziale, anche se è gradito l’uso di un italiano corretto. Per scrivere bisogna innanzitutto conoscere assai bene ciò di cui si scrive.
La seconda è: “perché mi piace viaggiare, conoscere, esplorare". Oggi, però, è molto raro che ad un giornalista venga assegnato il compito di recarsi nei luoghi in cui si sono svolte le vicende.
La terza è: “perché si guadagna”. Fare il giornalista, anche con contratto fisso, ora significa raggiungere sì e no lo stipendio di un impiegato.
La quarta risposta è:“perché voglio prestigio, visibilità”. Il giornalista è uno dei mestieri più ingrati che ci siano. Perché tutti, ma proprio tutti, se facciamo bene il nostro lavoro, verremo visti come un ospite indesiderato. Il prestigio va conquistato da soli.
L'unica risposta, vera e fondamentale, non possiamo suggerirla, nessuno è in grado di farlo, essa va dimostrata lavorando.
Il nostro pensiero ora va ad Antonio Megalizzi, giornalista italiano morto durante l'attentato a Strasburgo.
Antonio, era uscito dalla sede del Parlamento europeo per poi recarsi ,insieme ai colleghi, al Mercatino di Natale.
Non è possibile che ancora oggi si esca da casa per andare a lavorare e non vi si faccia ritorno.
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