Pazzia sui grandi schermi: i film più inquietanti di sempre.
- Eleonora Amorelli, Giulia Santoro
- 5 dic 2018
- Tempo di lettura: 5 min
Salò e le 120 giornate di sodoma

Guardare questo film non significa sottoporsi volutamente a tortura, significa sopportare tutto ciò per un bene superiore. Il film di Pasolini, la sua ultima fatica, ha infatti un importantissimo aspetto storico da offrirci: ci mostra le atrocità che potrebbero essere accadute ad un gruppo di giovani, rapiti-torturati-assassinati da un gruppo di uomini (e donne) appartenenti al regime nazifascista durante la Repubblica di Salò. Non c’è niente di umano, di etico, di morale in quello che vi troverete di fronte, se sceglierete di vedere questo film. La crudeltà umana qui mostrata è inimmaginabile, raggiunge vette
altissime. Quando chiudo gli occhi e ripenso a questo film di Pier Paolo Pasolini, ho ancora le immagini conficcate nella mia memoria. Resta da chiedersi una cosa tuttavia: perché guardare una cosa così atroce per i nostri occhi, per i nostri cuori? Perché sottoporsi deliberatamente a tanta sofferenza? Perché questo film non soltanto è un capolavoro, ma anche perché racconta una verità che forse nessun altro avrebbe potuto raccontare. O se non altro, non in questo modo, sicuramente. Una verità che riguarda il nostro Paese, una verità così scomoda e spaventosa da essere leggenda. Salò è considerato uno dei film più agghiaccianti, sconvolgenti e controversi dell’intera storia del cinema.
Alice
Alice, anche conosciuto come Qualcosa di Alice, è un film surrealista cecoslovacco del 1988 diretto da Jan Švankmajer. In questa reinterpretazione di Alice permane un'ambiguità di fondo sull'appartenenza della protagonista al mondo reale o quello fantastico e su quando si compia il "salto" nel Paese delle Meraviglie. All'inizio del film Alice sembra essere nella propria camera, quando un grosso coniglio impagliato prende vita e fugge dalla teca in cui era. Alice lo segue in un grande campo senza vegetazione e, entrando dal cassetto di un tavolo, arriva in una caverna che porta a un ascensore lunghissimo (la discesa dura diversi minuti e pare infinita). Il Paese delle Meraviglie è un continuo alternarsi di aree ed elementi familiari che però appaiono in maniera illogica e sproporzionata. I suoi abitanti sono spesso strane misture di oggetti e animali morti, come un letto con le gambe d'uccello, o una lucertola impagliata con gli occhi di vetro.Sono presenti anche alcuni personaggi dell'originale Alice nel Paese delle Meraviglie, ma compaiono con forme inquietanti: ad esempio il Cappellaio Matto è uno schiaccianoci di legno, la Lepre Marzolina è un coniglio giocattolo con la carica a molla ed il Bruco (Brucaliffo) è un calzino con gli occhi di vetro e una dentiera. Allo stesso modo diverse sequenze tratte dalla storia originale, come l'ingrandimento e il rimpicciolimento di Alice attraverso cibo o bevande inusuali, o le scene in cui i bambini che piangono diventano maiali, sono ritratte con forme inconsuete. Ad esempio, quando Alice diventa piccola, si trasforma in una bambola con vestiti e capelli che somigliano ai suoi.Il film contiene anche delle sequenze non presenti nel romanzo a cui è ispirato. In una di queste Alice è intrappolata dentro un sarcofago a forma di bambola e rinchiusa in una dispensa, dalla quale riuscirà presto a liberarsi.Alla fine del film, rimane enigmatica l'entità di ciò che è accaduto e lo spettatore resta privo di elementi per giudicare se si trattasse di realtà o se Alice stia ancora sognando.Le immagini sono spesso descritte come grottesche, perverse o disturbanti, pur non essendo mai ributtanti. Ad apparire più spesso sono il Bianconiglio, impagliato e col ventre squarciato da cui esce segatura che prontamente mangia di nuovo e teschi di vari animali e fette di carne che si muovono morbosamente. Ricorrenti sono anche forbici e coltelli casalinghi che spesso costituiscono in maniera sorprendente i personaggi del film.
Pieles

Il film più estremo ( e strano) presentato all'ultima Berlinale, opera prima dello spagnolo Eduardo Casanova, si mostra come una feroce ed esplicita critica sociale nei confronti dell'importanza che si attribuisce all'aspetto estetico, più decisivo nei rapporti di un qualsiasi comportamento o sentimento. Ciò viene applicato attraverso delle storie collegate tra loro che si susseguono alternandosi, quindi non autoconclusive: l'intreccio comincia nel 2000, anno in cui un uomo, mentre la moglie gli annuncia al telefono di aver appena dato alla luce il figlio, discute con la padrona di un bordello particolare, dato che ha un feticismo nei confronti delle persone deformate. 17 anni dopo vengono raccontate altre storie aventi sempre come comune denominatore e come fulcro la pelle: infatti c'è una povera giovane che si ritrova l'ano al posto della bocca, costretta a sopportare le terribili conseguenze mentre passeggia nel profondo desiderio di possedere un aspetto "normale; un diciassettenne che non riconosce come appartenenti al suo corpo le gambe, tentando in ogni modo di amputarsele, sull'esempio delle sirene, poiché a detta sua loro sono felici; una donna affetta da microsomia che vuole semplicemente un figlio, dimostrando che il senso della sua vita di sicuro non sia essere apprezzata dagli altri perché indossa il costume di un personaggio per bambini, ovvero una pelle non sua; una coppia col viso diverso dagli altri che comprenderà che la felicità non è la loro convivenza ma il perseguimento dei propri sogni e progressivamente saranno consci dell'inutilità e della forzatura del loro rapporto, messo a dura prova anche da un pretendente di lei; una prostituta cieca alla ricerca di chi metterà in secondo piano l'amplesso e impari a conoscerla e ad apprezzarla come persona, e non come oggetto. Casanova riesce a costruire un impianto narrativo molto efficace attraverso un grande ritmo e dialoghi interessanti e magnetici, grazie anche agli attori, che ci introducono in un mondo solo apparentemente pulito e ordinato, ma in realtà sporco e crudo; infatti mentre la scenografia è molto rosa, risultando molto graziosa, le situazioni sono piene di eccessi, tra scene di nudo e di sesso e anche un'evacuazione, nonché un trucco molto realistico, ma soprattutto sono tristi e in molti momenti commoventi, facendo immmedesimare lo spettatore nelle vite dei personaggi, a tal punto da indurlo a chiedersi se il suicidio sia l'unica via d'uscita da una vita così sfortunata.
Freaks
In un circo che ha tra le sue attrazioni esseri bizzarri e deformi, nascono relazioni amorose tra gli artisti. Il nano Hans è innamorato della bella Cleopatra, una donna avvenente e normale, che lavora nel medesimo circo come trapezista. In realtà, Cleopatra è interessata solo al denaro di Hans e progetta di ucciderlo con la complicità del suo amante Ercole, il forzuto del circo, per goderne l'eredità.

La fidanzata di Hans, Frieda, anch'essa affetta da acondroplasia, diffida di Cleopatra e mette in guardia Hans circa le reali intenzioni della trapezista. Ciò nonostante si arriva al matrimonio tra Hans e Cleopatra, che continua ad intrattenere la sua relazione con Ercole. Da quel momento Cleopatra tenta più volte di avvelenare Hans, per accaparrarsi l'eredità, ma non riuscendovi, viene scoperta dagli altri freaks che decidono di vendicarsi di lei e di Ercole: in una notte di pioggia i freaks attaccano i due amanti, e si accaniscono contro di loro armati di coltelli, uccidendo Ercole e mutilando Cleopatra.
Qualche tempo dopo, viene mostrato ciò che è accaduto alla sventurata: da bellissima donna qual era, è stata ridotta ad un essere orribile; le sono state tagliate le gambe, cavato un occhio, le mani schiacciate e deturpate, la lingua mozzata. Ridotta a un essere deforme, viene presentata dai crudeli proprietari del circo come la "donna gallina" e sottoposta anche lei allo scherno del pubblico. Intanto Hans, ormai guarito, e Frieda si riconciliano felicemente, riuniti nel loro amore sincero.
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