Superga,«Qui siamo una grande famiglia»
- Francesca Granozio
- 26 mag 2018
- Tempo di lettura: 1 min

Il 4 maggio è una data triste per il calcio italiano e per l'italia intera.
69 anni fa alle spalle della Basilica di Superga si schiantò l'aereo del Grande Torino.
Incisi sulla lapide gremita di fiori ogni anno i nomi dei giocatori dei dirigenti della squadra e degli accompagnatori, dell'equipaggio e di tre giornalisti sportivi italiani a bordo il 4 maggio.
Lacrime ancora versate dai più piccoli tifosi ai veterani di curva torinesi che ancora oggi non hanno intenzione di dimenticare la disgrazia del Grande Torino.Una tragedia che ha toccato profondamente l'intero capoluogo come l'Italia intera. La squadra, vincitrice di cinque scudetti consecutivi e che costituiva quasi la totalità della Nazionale italiana,ha commosso il mondo intero. Infatti,in ricordo delle 31 vittime scomparse nella tragedia di Superga, la FIFA ha proclamato il 4 maggio come Giornata mondiale del gioco del calcio.
Come ogni anno, i giocatori del Torino sono saliti al Colle per l'omaggio agli Invincibili, con la Messa in suffragio dei caduti officiata da don Riccardo Robella che dice:«Potrete vincere trenta scudetti, dieci Champions League. Quello che vivete qui però è unico, qui siamo una grande famiglia» Una vera e propria famiglia quella di 2000 persone che ogni anno si reca alla basilica in ricordo della squadra e che tramanda il lutto ai più piccoli tifosi granata.
Così come la morte del giocatore Astori, la disgrazia del Gran Torino del '49 ha toccato particolarmente anche noi giovani che riusciamo solo ad immaginare il dolore dell'intera Italia.
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