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Beatrice Inguì

  • Alessandra Bottino,Sara Sapere
  • 26 mag 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Beatrice Inguì è morta il 4 aprile a soli 15 anni finendo sotto un treno a Torino,mentre si stava recando a scuola a Vercelli.

La studentessa, residente a Rivoli, frequentava il liceo musicale e come tutte le mattine era in attesa del treno, il regionale 2005 Torino-Milano.

Intorno alle 7 del mattino di mercoledì la ragazza, così come raccontano le immagini delle telecamere visionate dalla polizia ferroviaria, si è lanciata verso il treno in arrivo alle sue spalle. A nulla è servito l'intervento dei vigili del fuoco e dei sanitari del 118 che hanno tentato di rianimarla sulla panchina del binario 4: la ragazza è morta durante il trasporto in ospedale.

In camera sua gli agenti della polizia ferroviaria hanno scoperto il diario, su cui Beatrice ha motivato il suo desiderio di farla finita, scriveva di sentirsi grassa e come molti adolescenti non accettava il suo corpo. Nell'ultima pagina, insieme alla richiesta di scuse ai genitori, la parola "Addio".

Queste sono le parole di alcuni utenti iscritti ad un gruppo Facebook: «Non sapevo che farsi mettere sotto da un treno fosse un metodo rapido di dimagrimento». E un altro dice «Lei voleva solo farsi assottigliare dall’impatto» e c'è chi aggiunge: «Questo dimostra che i ciccioni preferiscono morire piuttosto che dimagrire».

Visto il contenuto dei messaggi il gruppo è stato poi chiuso, ma il problema sull'odio in rete resta ed è sempre più grave soprattutto a fronte del fatto che nel mirino degli haters questa volta è finita una povera ragazza innocente che si è tolta la vita.

Non si hanno ancora certezza sul fatto che Beatrice possa essersi tolta la vita o meno, o se si sia trattato di un incidente, quello che sembra certo è che nascondeva delle sofferenze, come tutti gli adolescenti.

Le telecamere della stazione di Porta Susa confermerebbero la volontà della ragazza di perdere la vita.

Le immagini, infatti, mostrerebbero che la giovane è arretrata intenzionalmente, e non per una distrazione, all'arrivo della locomotiva lasciandosi agganciare e trasportare.

Penso che i social siano fatti per condividere esperienze, momenti, gioie. Non devono essere utilizzati per mortificare e umiliare le persone, ma soprattutto offenderle sull’ accaduto.

Non c’è stato neanche un po’ di conforto nei confronti dei genitori, i commenti sgradevoli sono continuati anche dopo la sua morte e penso che sia una cosa orribile.

Credo che sia meglio affrontare i propri problemi e parlare sempre con qualcuno che ti possa aiutare, ma questo non giustifica l'atrocità dei commenti su Facebook.


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