Instagram: un viaggio nel social network protagonista del 2018
- Carmine Addesso
- 7 apr 2018
- Tempo di lettura: 5 min

Iniziamo dal principio con qualche nota storica che ci permette di comprendere la sua evoluzione. Il termine Instagram è l’abbreviazione di Instant Telegram. Quando nasce nel 2010, dall’idea di Kevin Systrom e Mike Krieger, la funzione dell’applicazione mobile è proprio fotografare l’istante. Si tratta del fermo immagine di un attimo, come se in quel momento l’autore dello scatto congelasse il presente, l’ “adesso”, rappresentandolo con la massima libertà, immediatezza e capacità di coglierne l’essenza. Non a caso, il formato dell’immagine è quadrato e si ispira a quello della Polaroid, un vero e proprio mito della fotografia istantanea.
Subito questo aspetto diventa una sorta di attenuante alla pubblicazione di fotografie di qualità anche mediocre o bassa, in cui si privilegia la spontaneità, la realtà, il tempismo e al tempo stesso la tempestività della fotografia. Questa tendenza viene poi messa in discussione dall’introduzione dei sempre più numerosi filtri che permettono di modificare le fotografie, rendendole più attraenti, accattivanti e particolari rispetto alle originali e soprattutto più omogenee tra loro.
A proposito di omogeneità, una delle chiavi per avere successo su Instagram è sviluppare un tema e individuare un filo conduttore per poterlo raccontare immagine dopo immagine. Questo permette di rendere riconoscibile la propria gallery con un semplice colpo d’occhio, restituendo un’immagine uniforme, coerente e ordinata.
INSTAGRAM: PRATICAMENTE PERFETTO SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA.
I tempi di produzione dei contenuti si dilatano a causa di uno studio a monte per la realizzazione delle foto e della gallery stessa, mentre a valle si introduce spesso un lungo photo editing successivo agli scatti fotografici. Si assiste, perciò, ad un’inversione di tendenza, in cui le foto non sono più rappresentazioni genuine, spontanee e istantanee dell’attimo fuggente, bensì immagini impeccabili dal punto di vista estetico di un istante pensato, ragionato, studiato e costruito a tavolino.
Tra i filoni (corredati da hashtag) più popolari ricordiamo:
composizioni di oggetti di qualsiasi tipo, strutturate con ordine e cura -> #thingsorganizedneatly (cose organizzate ordinatamente)
persone che saltano -> #jumpstagram
mani che reggono oggetti -> #inmyhand (nella mia mano)
piedi sopra bei pavimenti -> #fromwhereistand
mondo riflesso nelle pozzanghere -> #puddlegram
soggetti fuori centro ma scrutanti l’orizzonte sui cui si staglia un tramonto epico -> #sunsetgram
foto realizzate da droni -> #dronestagram
Questi rappresentano veri e propri trend che continuano ad impazzare sul social, denotando una cura quasi maniacale nella loro realizzazione. Gli utenti di Instagram rinunciano a fotografare, se il soggetto non si trova in condizioni di luminosità ottimali o nel caso in cui la qualità dell’immagine non sia migliorabile con un complesso lavoro di photo editing e post produzione.

Nel frattempo Mark Zuckenberg, Mr. Facebook, impressionato dall’incredibile ascesa dell’applicazione, diventata vero e proprio social network, acquista Instagram nel 2012. La community di Igers (abbreviazione di Instagramers) continua a crescere a dismisura e si organizza in modo tale da condividere la passione per l’app non solo nel mondo virtuale, ma anche nella realtà attraverso l’organizzazione di eventi, come gli InstaMeet.
A questo punto cerchiamo di capire come Instagram può influenzare la vita di tutti i giorni, come anche nelle realtà aziendali.
INSTAGRAM: VISUAL STORYTELLING UNIVERSALE E TEMATICO
Presidiare Instagram è molto utile e può rivelarsi fondamentale per business operanti principalmente nei settori:
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[if !supportLists]· [endif]fashon
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[if !supportLists]· [endif]beauty
[if !supportLists]· sport

Se analizziamo i dati riguardanti i fruitori attivi di questa piattaforma, assistiamo a una presenza di utenti più giovani rispetto a Facebook con un’età che va dai 15 ai 35 anni. Questo aspetto è dovuto al progressivo disinnamoramento nei confronti di Facebook da parte delle nuove leve, che apprezzano il carattere visual di Instagram e la possibilità di instaurare relazioni molto forti, più durature e reali. Essere Igers significa sentirsi parte di una community attivissima, i cui membri interagiscono in modo molto pacato, educato, gentile e amichevole, spostando l’interazione dall’online all’offline con la partecipazione agli eventi menzionati sopra.
Possiamo definirlo un raccoglitore universale di storytelling suddivisi per temi e per aree geografiche grazie all’utilizzo di hashtag* e di geotag** che li rendono ricercabili dagli utenti e interattivi grazie alle menzioni e ai tag. Per questo motivo è importante sapere utilizzare i primi, definendo una strategia che ne preveda l’uso coerente con l’immagine pubblicata. Il loro numero massimo è 30, possibilmente da dosare e suddividere in:
hashtag trend topic -> sono molto generici e il rischio di abusarne è di sprofondare negli abissi del mare magnum di contenuti, senza riuscire ad emergere in superficie.
hashtag meno popolari -> sono meno generici e più specifici con qualche chance in più di essere visibili
hashtag generati appositamente dal brand -> sono molto specifici, immediatamente riconoscibili e associabili all’attività aziendale, ai suoi prodotti e servizi. Sono fondamentali nel momento in cui si lancia una campagna pubblicitaria a pagamento, la cui possibilità arriva in Italia solo nel 2015.
Una buona pratica è evitare di scrivere una caption, ovvero la didascalia di accompagnamento alla foto, utilizzando solo un trenino di hashtag. Questa deve presentarsi sotto forma di breve testo descrittivo capace di raccontare la foto condivisa. Per impiegare tutti e 30 gli hashtag che hai definito, utilizzane al massimo una decina al termine della stessa e riserva gli hashtag rimanenti ai commenti. In questo modo riuscirai ad ottimizzare la loro efficacia senza appesantire la didascalia.
INSTAGRAM STORIES: RITORNO IBRIDO ALLE ORIGINI
Nel 2016, a sei anni esatti dalla sua nascita, Instagram è pronto per un restyling con:
passaggio da un feed cronologico a uno algoritmico, che mostra i post nella sezione home delle persone con cui interagiamo di più
nuovo logo più minimal e più colorato
semplificazione dell’interfaccia grafica
introduzione delle IG Stories
visualizzazione dei dati statistici, Instagram Insights, per profili business

In particolare, le IG Stories o Instagram Stories rappresentano la somma di tutti gli elementi che rendono unico questo social. Mutuate da Snapchat, primo social network ad introdurre questo strumento, le Stories su Instagram sono costituite dalla condivisione di foto e video in formato slideshow, testi, dirette e Boomerang* compresi. La loro caratteristica principale è la durata: sono visibili per 24 ore e poi si si cancellano in automatico. Per superare questo ostacolo è stata poi introdotta la possibilità di metterle in evidenza, suddividendole in categorie.
Con le Stories, Instagram ha riscoperto la propria essenza di social dell’istante. Da una parte ha superato l’impasse della condivisione di foto a tutti i costi perfette, studiate ed editate nei minimi dettagli, a cui si somma la possibilità riservata ai profili business di poter programmare i contenuti su piattaforme partner, mentre dall’altra ha potenziato l’aspetto relazionale con la community, grazie alla possibilità di inserire hashtag, geotag, menzioni e tag. Nello sfogliare le Stories e nel crearle, l’utente è disposto ad accettare una qualità inferiore dell’immagine o del video a favore dell’immediatezza e dell’autenticità del contenuto. Inoltre è anche più propenso ad interagire, rispondendo ai sondaggi e accogliendo l’invito all’azione della Call to Action.
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