Bartali e la bicicletta anti nazisti
- Pietro Cerbo, Bruna Cuoco, Rita Gigante
- 14 feb 2019
- Tempo di lettura: 1 min

Alle imposizioni della Germania nazista si opposero in molti. Uno dei protagonisti importanti fu Gino Bartali, il ciclista e dirigente sportivo, il quale durante la Seconda Guerra Mondiale salvò oltre 800 ebrei nascondendo nel telaio e nel manubrio della sua bicicletta documenti e fototessere, affinché una stamperia clandestina potesse falsificarli. Fu così possibile organizzare la fuga di centinaia di ebrei. Bartali non ebbe dubbi a collaborare con una rete segreta che offriva aiuto ai perseguitati. Famosa è la sua frase: “Il bene si fa, ma non si dice e certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca”. Le leggi razziali influirono su tutte le discipline sportive: a partire dal 1933 nelle organizzazioni sportive tedesche erano ammessi solo Ariani. Quando nel 1936 si svolsero a Berlino le Olimpiadi, utilizzate dai nazisti come strumento di propaganda, si cercò di nascondere tali politiche. Helene Bertha Amalie Riefenstahl, la geniale regista del regime nazista, riuscì a focalizzare l’attenzione sull’immagine di bellezza ed esaltò la forza e la superiorità degli atleti tedeschi in gara. La Riefenstahl realizzò un cortometraggio di grande forza espressiva, presentato in occasione del congresso del partito Nazista.
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