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"TU NON SEI UGUALE A ME"

  • Marta De Stefano
  • 12 mar 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

IL RAZZISMO - La bimba paragonata ad una scimmia dal suo maestro

L'offesa di chi non sa accettare la diversità

"Hanno chiamato nostra figlia scimmia ora il suo fratellino non sorride più”. Questo è solo uno dei tanti titoli di giornale che parlano del razzismo nelle scuole e non solo. Il maestro Mauro Bocci è un esempio di persona discriminatoria nella scuola, difatti è stato sospeso dal Miur dopo numerosi insulti razzisti in classe. Il maestro era un supplente fino al prossimo giugno nella scuola elementare di Foligno. Egli avrebbe fatto vedere un documentario riguardante la segregazione razziale. Il filmato mostrava immagini che dei bambini delle elementari non avrebbero mai potuto comprendere. I piccoli, sconvolti ne parlano con i genitori che denunciano immediatamente l’accaduto. Bocci giustifica il tutto dicendo che era solo “un esperimento sociale” e che c’è stato “un difetto di comunicazione”. Sempre lo stesso Bocci ha avuto atteggiamenti razzisti anche nei confronti di una bambina nigeriana deridendola davanti alla classe paragonandola ad una scimmia. Si parla di razzismo non solo quando una persona ha un odio immotivato nell’accettazione nei confronti di soggetti di diverse etnie, ma anche di razzismo nello stesso paese. Ad esempio a Pordenone sono stati messi vicino a dei cassonetti, volantini con sopra scritto “LASCIATE PULITO NON SIAMO A NAPOLI!!!”. Numerose sono le immagini subito diventate virali sui social, che mostrano i volantini. Per tutelare l’immagine di Napoli, Flavia Sorrentino scrive in una lettera: «Servirsi del nome di Napoli come esempio di negatività è diventata abitudine. Tanti sono i napoletani che non si rassegnano alle offese, confidiamo che questo gesto non rispecchi il suo pensiero nè il pensiero della maggioranza dei Pordenonesi». Al giorno d’oggi sono tanti, anche troppi gli episodi di questo genere che non hanno fine. Ciò che tutti fanno non è altro che confidare nei giovani e sperare che in loro non ci siamo questo odio immotivato.


 
 
 

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