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"Chi ama l'arte ama il rischio" Franco Florio, un sassofonista nel

  • swami galdi
  • 11 mar 2019
  • Tempo di lettura: 1 min

Ha solo ventisei anni Franco Florio quando partecipa alla II Guerra Mondiale. E' il 1940 quando l'Italia entra in guerra. Franco è un giovane come tanti, coinvolto in un conflitto spaventoso. Era il mio bisnonno. Richiamato alle armi, parte per la campagna in Africa Settentrionale e in Albania guadagnandosi sul campo, tra l'altro, la Croce al merito di guerra "per atti eroici" al comando di una colonna di autocarri. Fatto prigioniero dalle truppe Tedesche, il 10 settembre 1943 Franco viene deportato in Germania e chiuso in un campo di prigionia. Si salva grazie al suo talento musicale, al quale, fortunatamente, le "camice brune" non sono indifferenti. Franco suona, e riesce a sopravvivere al lager. Alla fine del conflitto rientra in patria, tra mille peripezie, aggrappandosi alla parte posteriore di un deltaplano dall'Africa alla Sicilia. A Salerno Franco diventa poi il primo sassofonista, orfano ed italiano, ad entrare in Conservatorio e ad applicare un metodo di studio del sassofono e di altri strumenti a fiato praticato ancora oggi. Una fonte della storia di Franco Florio è il suo diario scritto durante la prigionia.

Purtroppo io non ho mai conosciuto Franco, ma molte volte i miei parenti me ne hanno parlato, in più c'è stata una commemorazione al teatro Augusteo durante la quale i suoi allievi lo hanno ringraziato per il fantastico insegnamento e per la fantastica persona che è stato.

Franco Florio:" Chi ama l'arte ama il rischio".


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