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Gli antichi e la natura

Virgilius et Naturam


Di YleniaPia Marcellino e Federica Mollo


La letteratura, in particolare quella greca, è ricca di similitudini che avvicinano atteggiamenti e avvenimenti umani a fenomeni naturali o ai comportamenti dell'ambiente naturale. Quest'affermazione ci permette di capire che gli antichi greci padroneggiavano una conoscenza profonda ed articolata riguardo il mondo circostante. La natura viene concepita sia come locus amenus, quindi di pace, meraviglia, serenità, sia come locus horridus, quindi pericolosa ed instabile.

I filosofi furono i primi ad esprimere pareri e teorie su questo universo naturale.

Platone arrivò a negare la bellezza della natura; Aristotele viveva la natura come un regno in cui erano presenti ferree leggi gerarchiche, al cui apice poneva l'uomo.

Per quanto riguarda la letteratura latina, invece, colui che si avvicinò di più al mondo della natura fu Virgilio, in particolare con una delle sue opere più famose: "le Georgiche"

Le Georgiche sono un poema diviso in 4 libri, incentrato sulle attività agricole. Quest’opera richiese un lungo periodo di composizione che va dal 37 al 29 a.C. Inoltre, esso è un poema didascalico per eccellenza di tutta la letteratura latina. Virgilio s’immerge nella natura, in tutti i suoi aspetti, dimostrando una forte intimità e passione tra l’uomo e l’ambiente. Infatti per lui la felicità si ha quando si vive in armonia con la natura, perciò bisogna saperla rispettare e comprenderne le sfaccettature, per poter raggiungere la serenità totale dell’anima. Virgilio, però, non ha una visione della natura idilliaca, priva di drammi o di ansie, ma al contrario l’infelicità può comunque arrivare da un momento all’altro …


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