Simone, ragazzo di quindici anni che con la forza delle parole ha sfidato Casapound.
- di Silvana Santarpia
- 10 apr 2019
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In questi giorni a Torre Maura, nella periferia di Roma, settanta rom, sono stati portati nel centro d’accoglienza della zona, questo ha scatenato sgomento e indignazione tra gli abitanti del quartiere. La protesta si è trasformata poi, in rivolta quando CasaPound e Forza Nuova sono entrati in azione per scaldare ulteriormente gli animi. Le forze di estrema destra hanno fatto leva sulla rabbia e sulla frustrazione di chi protestava per trasformarle in intolleranza. Non avevano però fatto i conti con un quindicenne che li ha ridicolizzati con la sola forza delle parole. Il ragazzo, dopo essersi avvicinato con educazione e dicendo di non essere legato ad alcun gruppo politico, usando un linguaggio dialettale e con un atteggiamento composto, ha accusato i manifestanti - più nello specifico il dirigente di casapound- di cavalcare “la rabbia della gente” solo “per racimolare i voti”.
“‘Sta cosa de anda’ sempre contro le minoranze- ha detto Simone- a me nun me sta bene. Nessuno deve essere lasciato indietro, né italiani né rom”. E non si può approfittare del fatto che la gente a Torre Maura è esasperata perché c’è na situazione de degrado."
Le parole di Simone hanno avuto così tanto consenso che sono diventate il simbolo della mobilitazione “contro la barbarie”.
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