Nessuno è al sicuro
- Fabio Cappuccio
- 26 mar 2019
- Tempo di lettura: 1 min
Immagine dell'attentatore:

Giorno di terrore in Nuova Zelanda. Il 15 marzo l'australiano Brandon Terror, di 28 anni ha attaccato la moschea di Al Noor, dove vi erano almeno 300 persone riunite per la preghiera del venerdì. Poco dopo ha effettuato un secondo assalto alla moschea di Masjid nel sobborgo di Linwood. Almeno 49 i morti, ed una cinquantina di feriti. Questo è quello che viene definito dalla premier neo-zelandese, Jacinda Andern: <<Un atto di violenza senza precedenti>>. Dopo aver intimato i cittadini a chiudersi nelle proprie abitazioni, è stato dato il via ad una massiccia caccia all'uomo. Successivamente, l'autore degli attacchi ha rivendicato la "strage", definendola <<Un attacco terroristico>> con un manifesto di 28 pagine, in cui spiegava di aver scelto la Nuova Zelanda con il semplice intento di dimostrare che anche paesi remoti come quest'ultimo non sono al sicuro da attentati come quello effettuato. In seguito la premier ha dichiarato di non voler pronunciare il nome del pluriomicida, perché persone come lui meritano solo di essere dimenticate, per poi presentare una legge al parlamento, che prevede il divieto di vendere, o possedere, armi semiautomatiche di tipo militare, o di sistemi che possono rendere tali altri modelli di fucili.
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