Aver trovato la vita nella morte
Non tutti i tedeschi hanno partecipato volontariamente allo sterminio degli ebrei, ma sono stati costretti a farlo. Alcuni, però, in alcune occasioni hanno avuto il coraggio di ribellarsi.
E' successo il 27/01/1945: le truppe dell'Armata Russa
liberano Auschwitz, ovvero il più grande centro di sterminio della Germania nazista. Questo evento è tutt'oggi ricordato nella 'Giornata della memoria'. Sono stati i Russi a porre fine all'Olocausto e a dare speranza dove la vita non esisteva più. Alcune persone sono state salvate dai Tedeschi durante la loro marcia verso la morte ed oggi fanno parte del gruppo dei superstiti. A darci la testimonianza sono: Andra Bucci e Edith Bruck.
Andra è stata deportata all'età di soli quattro anni nel campo di Auschwitz. E' stata separata dalla madre, ma la sorella Tatiana le è stata vicina per tutto il periodo della prigionia. "Nel campo di sterminio non eri più una persona, eri un numero, una nullità... ecco perché nostra madre quando veniva a trovarci ci ricordava i nostri nomi, non voleva che anche noi ci dimenticassimo della nostra identità" - racconta Andra durante un'intervista. Lei e sua sorella sono state salvate da una capo baracca tedesco, infatti un giorno la donna andò dalle due bambine dicendo: "Nel momento in cui qualcuno vi chiederà se volete andare dalla vostra mamma, voi rispondete di no", Tatiana e Andra hanno comunicato queste parole anche al cugino Stefano che, però, non ascoltò. Pochi giorni dopo un ufficiale entrò nella baracca delle bambine chiedendo chi volesse raggiungere la propria madre, quasi tutti i bambini alzarono la mano, compreso Stefano che non rivide mai più le cugine. Infatti, tutti quelli che diedero una risposta affermativa alla richiesta dell'ufficiale, vennero portati campo di concentramento di Neuengamme, dove fecero da cavia per studi medici.
Un'altra bambina ad essere stata salvata dai tedeschi è Edith, anche lei deportata ad Auschwitz. In un'intervista racconta il primo evento che le ha dato speranza: "Ci hanno buttati giù dal vagone e ci hanno diviso in due gruppi, uno a destra e uno a sinistra, abbiamo poi scoperto che la destra rappresentava i lavori forzati e la sinistra la morte, non era il mondo civile ma un inferno. Mi hanno lanciata a sinistra data la mia età ed avevo già perso tutti… ero solo rimasta aggrappata a mia madre. Dopo poco un ufficiale tedesco si è avvicinato a me e contro la mia voglia mi ha portata a destra, io non lo sapevo ma mi stava salvando la vita". La seconda cosa positiva le è successa quando un tedesco ha evitato di ucciderla dopo che lo aveva aggredito e disse queste parole: ''Se un ebreo ha il coraggio di mettersi contro un tedesco allora merita, se ce la fa, di sopravvivere''. Il terzo momento di felicità le è stato dato da un cuoco tedesco che le chiese il nome. Io esistevo, io c'ero, non ero solo un numero. Non credevo più ai miei occhi'' ci dice Edith.
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. (Primo Levi)