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I francesi in rivolta

La tradizione francese delle barricate si rinnova contro la pressione economica e finanziaria imposta dallo stato

Oltre 5mila sono i cittadini francesi stanziati, per protesta, dal 17 novembre sugli Champs-Elysées. Questi indossano dei giubbini gialli come segno distintivo e fronteggiano le forze dell’ordine per far sentire la propria voce. Il contrasto è nato a causa dell’aumento delle tasse su carburante e gasolio, aumento voluto dal governo con l’obiettivo di guadagnare maggiormente sull’uso dei carburanti per poter successivamente investire su tecnologie ecologiche, ma anche per scoraggiare l’utilizzo frequente degli automezzi. Questi aumenti gravano, però, sul ceto medio-basso che usa regolarmente le auto per andare a lavoro o per spostarsi dalle zone rurali in cui risiede e che risulta, quindi, fortemente penalizzato. La protesta è divenuta sempre più accesa con accuse nei confronti del governo francese di un’ipotetica “caccia agli automobilisti”, sono state persino chieste le dimissioni del presidente della Repubblica Francese Macron. I dimostranti hanno ricevuto l’istintiva solidarietà di tutti i cittadini contro le imposizioni statali e di tutte le forze politiche, ma soprattutto dell’estrema destra la cui leader è stata accusata di aver incitato alla guerra civile.

Iniziata sul web, la protesta è dilagata, dunque, nelle vie ed i blocchi stradali sono migliaia tra fumogeni, lacrimogeni e bidoni incendiati dai cittadini, senza tener conto dei danni procurati dai casseur a negozi e arredi urbani. Sono oltre 800 i feriti e 2 i morti che si sono registrati in questi giorni di protesta infuocata. Seppur nata spontaneamente questa dei gilet gialli è una protesta ben organizzata che parte dalla sospensione delle tasse sui carburanti ma che viene alimentata fortemente dalle condizioni di vita dei ceti popolari già provati dalle difficoltà della vita metropolitana troppo costosa e che spinge i meno agiati a trasferirsi nelle campagne.

I dimostranti non accettano che il peso del passaggio nazionale da fonti di energia tradizionali ad altre più ecologiche gravi nuovamente sulle loro spalle. I cittadini già esasperati, bypassati persino i sindacati, con lo slogan “Macron dimettiti" hanno costretto il governo ad ascoltarli.

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