Il caso di Silvia è ancora aperto, ma non è la prima vittima di un rapimento
Nella notte tra il 20 e il 21 novembre, la volontaria italiana Silvia Costanza Romano è stata rapita in Kenya.
La giovane, originaria di Milano, è stata sequestrata da alcuni uomini di una tribù di origini somale. Negli ultimi giorni, però, l’italiana è stata avvistata nel villaggio di Bambi, nell’est del Kenya. Ovviamente il rapimento è avvenuto per una questione economica: i rapitori, infatti, volevano un riscatto che non hanno ricevuto dal momento che la giovane non aveva né cellulare né soldi. Dopo ciò, alcuni dei rapitori avevano pensato di liberare la ragazza, ma altri si sono rifiutati costringendola ad indossare un niqab (velo islamico che lascia scoperti solo gli occhi). Per evitare che potesse essere riconosciuta, le hanno addirittura tagliato le trecce bionde e coperto il volto di fango.
La storia di Silvia non è di certo la prima che giunge nelle nostre case. Sono tanti i volontari italiani ad essere stati rapiti nel corso degli ultimi anni. Il 28 agosto 2004 a Baghdad, capitale irachena, vennero rapite Simona Pari e Simona Torretta, conosciute anche con il nome delle “Due Simone”, anch’ esse volontarie italiane. Un commando armato fece irruzione negli uffici della Ong, luogo di lavoro delle giovani, dove furono rapite sia le nostre due connazionali che due impiegati iracheni. Il giorno dopo arrivò la rivendicazione del rapimento ad opera di un gruppo islamico della zona. In tutta Italia si organizzarono fiaccolate e cortei per chiedere il rilascio degli ostaggi. Dopo circa un mese, la TV del Qatar annunciò la liberazione delle prigioniere. Successivamente le due ragazze, in un'intervista, affermarono di voler ritornare lì dov’ erano state rapite, dichiarazioni che fecero nascere molte polemiche.
Molte persone sostengono che è l’incoscienza a guidare coloro che si recano, anche se per far del bene, in paesi sconsigliati anche dalla Farnesina.