La paura di fare domande non lo ferma

Oggi 23 settembre si ricorda la morte di Giancarlo Siani, giornalista napoletano, assassinato dalla camorra.

Nacque a Napoli il 19 settembre 1959 da una famiglia della media borghesia partenopea del quartiere Vomero. Dopo aver conseguito la maturità classica nel 1978, si iscrisse all’università e iniziò a collaborare con dei giornali napoletani, mostrando interesse per le problematiche dell’emarginazione. Fondò assieme ad altri giovani giornalisti il Movimento Democratico per il Diritto all'Informazione, di cui fu portavoce. Scrisse i suoi primi articoli per "Il Lavoro nel Sud" e poi iniziò la sua collaborazione da Torre Annunziata per il quotidiano Il Mattino di Napoli.

Principalmente si occupò di cronaca nera; si concentrò soprattutto sulla camorra. Siani riuscì ad approfondire la conoscenza del mondo della camorra, dei boss locali e degli intrecci tra politica e criminalità organizzata.

Le sue inchieste scavavano sempre più in profondità. Siani con un suo articolo accusò il clan Nuvoletta e il clan Bardellino di voler spodestare e vendere alla polizia il boss Valentino Gionta, divenuto pericoloso, scomodo e prepotente, per porre fine alla guerra tra famiglie. In quell'articolo Siani scrisse sull'arresto del boss Valentino Gionta che fu reso possibile da una "soffiata" che esponenti del clan Nuvoletta fecero ai carabinieri. La pubblicazione dell'articolo suscitò le ire dei fratelli Nuvoletta che iniziarono a pianificare il modo per eliminare Siani. Il 23 settembre 1985, appena giunto sotto casa sua, Giancarlo Siani venne ucciso. Gli sparò una squadra di almeno due assassini mentre era seduto nell'auto. Fu colpito dieci volte in testa da due pistole.

Per catturare i suoi assassini ci son voluti ben dodici anni e tre pentiti. Il motivo del suo omicidio, al di là della sua attività d'inchiesta giornalistica, era lo specifico interesse sugli appalti pubblici per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto dell'Irpinia del 1980 nei dintorni del Vesuvio.

Purtroppo viviamo in un'epoca in cui una domanda può costarti la vita. Per fortuna ci sono persone che preferiscono lottare e non tirarsi indietro pur di conoscere la verità.