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Vittima della propria penna

La vita, spesso, ci rende testimoni di molte ingiustizie che non possiamo non raccontare. Oggi parleremo di un uomo che si rese protagonista per i suoi articoli riguardanti la criminalità organizzata rimanendo vittima della propria penna.


La società moderna non vieta la libertà di parola, un diritto inestimabile per l’uomo. La sicurezza, però, è sempre a repentaglio quando si tratta di scrivere articoli sulla criminalità organizzata. Un esempio chiaro è sicuramente l’assassinio di Giancarlo Siani, ucciso nel 1985.

Siani era un celebre giornalista de “ Il Mattino”, famoso per i suoi articoli sulla camorra. Nato a Napoli nel 1959, dopo aver conseguito il diploma classico con il massimo dei voti, si appassiona alla scrittura e contemporaneamente al percorso universitario decide di cominciare la propria carriera da giornalista in alcuni piccoli quotidiani di Napoli. I temi trattati nei sui articoli facevano riferimento principalmente al degrado e all’emarginazione per poi giungere ai temi della mafia. Grazie alle sue doti riesce ad arrivare al celebre quotidiano “Il Mattino” per il quale scrive principalmente sulla criminalità organizzata esaminando i compiti e le azioni dei vari clan di Napoli e particolarmente di Torre Annunziata. I suoi articoli erano sempre molto accurati ed approfonditi.

Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati prevalentemente da articoli che accusavano i vari clan di voler creare piani per aumentare il proprio potere cercando di imporre il loro dominio. Un articolo in particolare, pubblicato il 10 giugno del 1985, fu determinante per la sua morte. Il 23 settembre 1985 alle 20.50, di ritorno a casa, venne assassinato da due esecutori. Ci sono voluti ben dodici anni prima di arrivare alla verità e alla condanna dei suoi assassini.


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