Giancarlo Siani: la sua ultima parola
Domani, 23 settembre, ricorrerà il trentatreesimo anniversario dell'assassino di Giancarlo Siani, promessa del giornalismo la cui condanna è stata la sua penna.
Occhiali rotondi, sorriso benevolo e occhi sempre accesi dalla scintilla della curiosità, così ricordiamo Giancarlo Siani, ucciso nel 1985 dal clan camorrista "Nuvoletta". Da sempre nei suoi articoli parlava di criminalità organizzata, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu l'ultimo suo articolo in cui parlava di spaccio di droga ad opera di minori.
Il pezzo è divisibile in cinque blocchi. Nel primo il giornalista introduce il caso: si tratta di una sessantenne coinvolta nella criminalità organizzata che usava il proprio nipote per il traffico di droga. Nella parte successiva parla con molta precisione degli eventi che hanno portato alla condanna della donna e delle procedure applicate dalla polizia. Passando alla parte successiva Siani utilizza una terminologia che fa trapelare il suo sdegno nei riguardi di tali avvenimenti; gli spacciatori, infatti, sono soliti usare minorenni non imputabili per evitare di correre rischi, introducendo così giovani innocenti alla malavita. Segue un blocco in cui il giovane accenna a precedenti avvenimenti di questo tipo facendo capire al lettore che è il momento di aprire gli occhi, attivarsi affinché questi fenomeni vengano bloccati. Nell'ultima parte egli fa riferimento alla reazione del popolo, alla ribellione di coloro ai quali tutto ciò non sta bene, condannando chi rimane indifferente a questi eventi.
Fonte: Positano News Fonte: PiacenzaSera.it Fonte: Biografieonline
Questa sensibilizzazione è stata letale per il ventiseienne Siani, in quanto uno dei motivi principali di tensione tra i clan al tempo era proprio il traffico di eroina e il giornalista, persuasivo com'era, poteva diventare un ostacolo. I camorristi per questo hanno preferito "mettere un punto", ma quello che non si sarebbero aspettati è che non sarebbe stata l'ultima parola di Giancarlo che continua ad avere voce nella memoria di chi lo ricorda, negli edifici in suo onore, negli omaggi alla persona che era. Fino quando il suo ricordo e la voglia che aveva di cambiare il mondo saranno vivi, non sarà mai detta l'ultima parola.