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Il bullismo è il nuovo morbo. Ma il bullo è l’aggressore o la vittima?


Il bullismo sta diventando la nuova macchia di petrolio che inzuppa telegiornali e quotidiani. Riflettiamo sulle vere vittime.


“Bullismo: spavalderia arrogante e sfrontata, atteggiamento di sopraffazione sui più deboli, con riferimento a violenze fisiche e psicologiche attuate in ambienti scolastici o giovanili.”: questa è la definizione del vocabolario Treccani su uno dei fenomeni più diffusi nel mondo. Ormai non si fa nemmeno più distinzione tra bullismo fisico, verbale o virtuale (il cosiddetto cyberbullismo) perché rappresentano tutti la stessa forma di violenza che ragazzini arroganti esercitano su soggetti più deboli o inermi di fronte a tali azioni. Oramai quasi ogni giorno ci arrivano notizie di studenti percossi violentemente da propri coetanei e, negli ultimi tempi, si sono verificati frequenti atti violenti nei confronti di professori. Su Internet la situazione è ancora più critica perché spesso un insulto crea catene di tragedie che spesso si concludono nel sangue versato dalle vittime, preda della disperazione.

Eventi, flash news e continui drammi: ci tartassano costantemente. Finora il bullismo è stato definito come lo sfogo violento di uno o più aggressori su una vittima indifesa per precise caratteristiche che la rendono debole, insignificante o diversa dalla società odierna. Se fosse, però, possibile analizzare questo fenomeno da un’altra ottica, probabilmente si scoprirebbe che queste aggressioni sono da parte di ragazzi spaventati e con una condizione familiare complicata oppure con una pessima influenza di quelli che credono amici, aggressori talmente pieni di insicurezze che hanno bisogno di scaricare la propria paura o la propria rabbia su qualcun altro usando le mani. Forse devono solo guadagnarsi una "reputazione" anche se con azioni violente, superbe e ingiuste. Comunque sia, poco importa cosa ci sia davvero dietro il comportamento sconsiderato di questi “bulli”, probabilmente le sole vittime in tutto questo sistema: alla fine saranno loro a pagare per i loro errori, che ci siano di mezzo disperazione, paura e solitudine o no.

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