Animali come schiavi

Un prodotto molto importante nella cultura gastronomica italiana è il prosciutto di Parma. I maiali in Italia sono quasi 9 milioni e sono quasi tutti in allevamenti intensivi della Pianura Padana. Le condizioni di questi poveri animali, destinati a finire sulle nostre tavole, sono terrificanti. Molte associazioni contro il maltrattamento degli animali hanno registrato in alcuni allevamenti un video dal titolo “Prosciutto di alta crudeltà”.
Atti di crudeltà verso gli animali non si registrano solo negli allevamenti della Pianura Padana. Un episodio recente parla di un camion dall’Ungheria pieno di agnelli costretti a stare uno sopra l’altro; il poliziotto, che ha fermato il camion, invece di sequestrarlo ha semplicemente detto all’autista di affrettarsi. Qualche mese fa in una macelleria del Carrefour due donne hanno scattato e postato un selfie con un agnellino scuoiato. Questi eventi vengono molto spesso classificati come casi isolati, ma è meglio definirli come problema sistematico poiché i casi sono numerosi e si verificano molto spesso.
Ovviamente non tutti gli allevatori sono crudeli, ma tutti considerano l’animale come un oggetto destinato a riempirci la pancia. Prodotti come il prosciutto di Parma non devono essere screditati, ma non si può dimenticare che anche dietro l’eccellenza del Made in Italy, di Dop e Doc si possono nascondere enormi sofferenze e maltrattamenti. I video e le denunce vogliono colpire gli allevatori che non rispettano le norme e spingere a controlli più attenti. Eppure ancora oggi non ci sono provvedimenti e controlli maggiori, c’è più interesse a cancellare la cattiva immagine creata ad alcuni prodotti presenti sulle nostre tavole che cercare di risolvere i problemi.