“Verrebbe da dire che i miei genitori non hanno figli”
Un diciottenne alle prese con l’Università, dei genitori separati e poco presenti. Un musical molto personale, ma sempre diverso.
I miei genitori non hanno figli, pubblicato nel 2015, è il terzo romanzo dello scrittore italiano Marco Marsullo. Il protagonista è un adolescente di diciotto anni che deve affrontare, tra i problemi caratteristici di questa età e le ansie degli esami universitari, la difficile situazione che non molti ragazzi hanno il lusso di permettersi: la separazione dei propri genitori. Il ragazzo, stando a quanto ci racconta, ha vissuto da solo con la madre da quando aveva circa tredici anni, poiché la donna aveva scoperto la relazione del marito con un’altra. Da allora il figlio non ha potuto fare a meno di notare di quanto la donna non sembri più se stessa, non sembri più felice, mentre suo padre si esonera da qualsiasi responsabilità, restando a guardare la vita del figlio dalla sua villa in campagna dove si è trasferito con la fidanzata.

In questa situazione tanto complicata quanto delicata, il protagonista deve, quindi, avere a che fare con genitori distanti e poco propensi ad ascoltarlo, dargli consigli, confortarlo o sostenerlo. L’esempio più lampante è quando, bocciato al suo primo esame, la madre lo rimprovera brutalmente arrivando ad ignorarlo per un po’ di tempo e a parlare del suo fallimento alle amiche, come se fosse uno spettacolo da circo, ma in realtà con la sua reazione dimostra di essere una donna fragile che non riesce ad andare avanti dopo il tradimento del marito e che ha dimenticato come essere felice. Dal canto suo il padre del protagonista si dimostra meno severo, ma accusa il ragazzo di non avere mai niente di cui discutere o di cui parlare, quando sono entrambi convinti, ma poco propensi ad ammetterlo, che non c’è effettivamente niente da dire.

Tra una madre chiusa in se stessa e un padre perso tra i boschi e le montagne, il protagonista paragona la sua vita caotica e complicata ad un musical, il suo personalissimo musical, e mostra, con un linguaggio a volte scorrevole e ironico, a volte grave e diretto, tutte le fragilità dei propri genitori e la loro incapacità di provvedere a loro stessi e al figlio. Il protagonista del romanzo non si sente nemmeno più figlio dei suoi genitori, come dimostra anche la mancanza di foto di loro tre, insieme come una famiglia, nell'album. D'altronde, egli dice: “Ci sono figli di colleghi di mia mamma che, forse, sono anche più figli di mia mamma rispetto a me”.