Dalla società della vergogna a quella del mattatoio
Allevamenti intensivi: animali detenuti in condizioni disumane, la sensibilità fa soltanto che vengano macellati il più in fretta possibile

Con l'avvento delle feste pasquali nel web aumenta la frequenza in cui ci si imbatte nei post animalisti, che rivolgono il loro appello in difesa delle migliaia di agnelli macellati per Pasqua; a quanto pare, però, il vero problema non sussiste nella macellazione, ma nelle condizioni in cui gli animali vengono detenuti precedentemente, che si parli di galline, ovini o suini. Lo stesso rinomatissimo prosciutto di Parma è ottenuto da maiali cresciuti in allevamenti intensivi in cui i poveri animali vengono ammassati in spazi angusti e in condizioni disumane, in assenza di quei requisiti di acqua, aria e luce che, secondo gli standard europei, dovrebbero essere garantiti in primis. Sempre più numerosi, dunque, sono i blitz della LAV all'interno di questi allevamenti allo scopo di tutelare gli animali e noi, quali consumatori di carni bianche e rosse. Purtroppo al giorno d'oggi sembra che la sensibilità della nostra società sia diversa, per non dire radicalmente cambiata. Dimostrazione di questa tesi sono le foto divenute virali poco prima delle ferie natalizie, in cui comparivano degli impiegati del Carrefour con un agnellino scuoiato, o anche il più recente episodio di un camion ungherese fermato sull'Adriatica dalle forze dell'ordine; un poliziotto, però, al posto di intervenire dopo aver riscontrato un numero di agnelli tre volte superiore a quello consentito, ha esordito dicendo di portare i poveri animali il prima possibile al mattatoio. Questo triste episodio, purtroppo non isolato, va a confermare come anche nella nostra società moderna nascano e permangano comportamenti legati sia all'indole dominatrice sia al bisogno del "branco", di cui il singolo si sente parte millantando una falsa sensibilità.