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Il coraggio di un bambino



"Io non ho paura" è un film tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti, che ne ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Francesca Marciano, inoltre è stato scelto come film per rappresentare l'Italia agli Oscar. Questo film è riconosciuto come d'interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano, in base alla delibera ministeriale del 4 febbraio 2003. Michele frequenta la quinta elementare e vive in un minuscolo borgo rurale dell'Italia del Sud. Giocando con gli amici a rincorrersi fino ad una casa abbandonata e diroccata tra campi di grano, decidono chi deve fare la penitenza, che toccherebbe a Michele, arrivato ultimo per aiutare la sorella in difficoltà, ma a seguito di una votazione viene deciso che tocchi a una loro amica, Barbara. Michele risparmia la ragazza e decide di fare lui la penitenza arrampicandosi sui muri della casa. Quando tutto il gruppo torna verso casa, Michele si accorge di aver dimenticato gli occhiali della sorella nella casa abbandonata, quindi torna indietro per prenderli, scoprendo per caso una lastra di lamiera che, incuriosito, solleva vedendo una fossa, e in fondo un piede che esce da una coperta. Nei giorni seguenti torna alla casa e scopre un bambino della sua età imprigionato lì dentro a cui porterà da mangiare nelle visite successive. Nel frattempo arriva a casa di Michele Sergio, uomo violento e pericoloso alla guida della banda di rapitori del bambino, che comprende tutti gli uomini del minuscolo borgo rurale, tra cui il padre di Michele, che lo capisce quando una sera il telegiornale racconta la scomparsa del bambino Filippo Carducci, rapito a Milano, e sente Sergio e gli altri rapitori commentare i fatti. Il fratello di Antonio, Felice, scopre Michele con Filippo e lo racconta al padre che sgrida Michele e gli ordina di non rivederlo più e il bambino sembra mantenere la promessa. Ma col passare del tempo, il cerchio delle indagini sul rapimento si stringe e i carabinieri cominciano a perlustrare anche l'area di Acqua Traverse. Sopraggiunge il panico tra i rapitori, i quali, su consiglio di Sergio il capo, decidono di uccidere il piccolo Filippo, trasferito nel frattempo in un altro luogo, all'interno di un recinto. Michele, venuto a conoscenza del luogo, corre a liberare Filippo: riesce con fatica a fargli scavalcare il recinto, esortandolo a scappare nei campi, ma rimanendo lui stesso intrappolato nel recinto verrà poi trovato dai rapitori. Il film è sicuramente ben girato e ideato da Salvatores, molto importanti sono anche le musiche che accompagnano Michele per tutta la durata del film tra cui spicca il violino che mette un senso di tensione soprattutto nelle scene ricche di suspence, molto presenti nel film. Buone anche le interpretazioni dei vari attori, mi sono piaciute soprattutto quella di Dino Abbrescia nel ruolo di padre di Michele e dello stesso Michele ossia Giuseppe Cristiano. La location del film è ben scelta e fa comprendere la volontà dei personaggi di uscire da questa situazione di povertà anche rischiando di commettere un reato come quello di rapire un bambino. Tra i gesti che ho notato all’interno del film ce ne sono due compiuti da Michele: il segno della croce e il ripetere cosa farebbe un supereroe al posto suo quando si arrampica nella casa. Come la maggioranza dei bambini del Sud è molto religioso e quindi si affida a Dio quando deve fare qualcosa di particolarmente difficile o pericoloso. Il secondo gesto mi ha colpito perché in una situazione comunque tragica lui fa capire che in fondo è pur sempre un bambino costretto ad affrontare una vicenda drammatica anche per un adulto.


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