Essere egoisti o rischiare..?
"Io non ho paura” è un film diretto da Gabriele Salvatores e prodotto dalle case cinematografiche Colorado Film, Cattleya, Medusa Film nel 2003 in Basilicata. Il linguaggio che viene usato all'interno della narrazione è di un registro informale, cioè parole comuni e tipiche della comunicazione orale e con una sintassi disinvolta e non sempre corretta. Le sequenze che possiamo trovare all’ interno della storia sono dialogiche e statiche, solo in alcuni casi possiamo trovarne dinamiche anziché statiche. Il narratore è interno. Michele, il protagonista, racconta gli avvenimenti in prima persona adottando la focalizzazione interna fissa. Il film è basato sull'omonimo romanzo che racconta la vita di Michele e dei suoi giovani amici fra campi di grano e gite in bicicletta. Il giovane protagonista si trova a fare i conti con gli orrori della malavita quando trova un ragazzino rapito e tenuto rinchiuso senza poter vedere la luce del sole. La criminalità e la violenza ingiusta nei confronti di bambini indifesi sono i temi principali del romanzo di Ammaniti e trovano una adeguata presentazione nel film. L’inquadratura della camera da presa è posta all'altezza degli occhi del protagonista e ciò coinvolge gli spettatori in quello che sta accadendo. Le spighe di grano danno l'idea di nascondere qualcosa, tutto può succedere perché dovunque si possono celare segreti e pericoli. Filippo, il bambino rapito, pensa di essere morto perché intorno a sè vede solo pareti, fango e buio ed inoltre nessuna delle persone che ama viene a salvarlo. I colori delle scene sono importanti, come ad esempio il buio buco che nasconde il bambino, il sole accecante che crea un bagliore con la telecamera, il giallo del grano che fa pensare alla piena estate.